Il progetto fotografico riguardano strutture poste ai margini della città dove, attraverso il concetto di spazio-tempo, ho potuto raccontare la loro condizione di abbandono, studiando l’elemento architettonico nella sua desolazione dominata solo dal tempo che, inesorabile, si palesa attraverso il rincorrersi di luci ed ombre, dando quindi alla mia ricerca il valore aggiunto denuncia.
L’esigenza è stata quella di raccontare quelle strutture che, nell’organizzazione della città di Roma, da sempre sono state escluse volutamente dal tessuto urbano: pensiamo, ad esempio, agli stadi e agli impianti sportivi in genere, alle strutture detentive, alle aree industriali, che, nonostante siano abbandonate nella loro desolazione ed inutilità, continuano a vivere. Roma è ricca di zone abbandonate, dismesse e sottoutilizzate, di proprietà pubblica e privata, che necessiterebbero una profonda operazione di recupero per ritornare a essere “di valore” per l’utenza, pubblica e non.
Aree che rappresentano cesure e ferite aperte nel territorio, ma che possono e devono diventare in primis un volano di crescita e rinascita dal punto di vista urbano, economico e sociale.